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Coronavirus, no alle mini gabbie in plexiglass sì agli steward in spiaggia: "Così garantiremo la sicurezza"

I balneari: "Serve il buon senso, entrare di nascosto a gruppi in cabina oppure stare appiccicati in spiaggia non sarà consentito"

Come sarà questa estate, la prima del coronavirus, a Roma e su tutto il litorale laziale? I balneari si interrogano e chiedono linee guida dal Governo, dalla Regione e dai comuni. I cittadini anche, per sapere se quest'anno possono farsi il bagno al mare e se "rischiano" (le virgolette sono d'obbligo) di avere una abbronzatura con il segno della mascherina. 

Nel frattempo sui social, da diversi giorni, stanno girando immagini di un rendering della "Nuova Neon Group 2" di Serramazzoni. L'azienda di Modena ha provato ad immaginare il ritorno in spiaggia disegnando dei box in plexiglas: tre pannelli lunghi, nella base, 1.5 metro che sommati arrivano quindi a 4.5 metri, e alti 2 metri. All'interno un ombrellone e due lettini. 

Una ipotesi, questa, che però lascia perplessi i gestori degli stabilimenti. Andrea Defonte, presidente del comitato balneari di Ostia, a RomaToday ha scansato questa eventualità con forza: "Quella di costruire delle barriere temporanee che dividono gli spazi, è una soluzione impensabile per noi. Quelle immagini le abbiamo viste anche noi sui social e sui giornali, ma nessuno ce le ha mai proposte concretamente. Non ne sappiamo nulla, ma di certo non ci trovano d'accordo". 

L'avvocato del consorzio che rappresenta 57 lidi del mare di Roma spiega: "Siamo disponibilissimi a collaborare affinché venga garantita la stagione balneare. Ad oggi però siamo fermi, non abbiamo istruzioni e non possiamo rientrare nelle strutture per fare dei lavori". E quale potrebbe essere la ricetta? Defonte sposa l'idea delle mascherine: "Possono aiutare, così come sarà fondamentale garantire le distanza di sicurezza". Ma come?

"I concessionari dovranno organizzarsi nei controlli, che siano uguali per tutti o individuali l'importante è che ci siano regole chiare, definite e fatte il prima possibile. Abbiamo già scritto al Ministero della Salute, alla Regione e al Comune. Stiamo pensando anche all'assunzione di alcuni steward che possano far rispettare le distanze di sicurezza tra ombrelloni, sdraio e lettini".

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Ipotesi, questa degli steward che trova d'accordo anche Franco Petrini, del Sindacato italiano balneari che al nostro quotidiano spiega: "Che siano steward o bagnini, poco importa. Certamente siamo disposti a mettere nostri operatori a verificare che in cabina si entri uno alla volta, così come eventualmente negli esercizi commerciali come bar e ristoranti vengano fatti ingressi contingentati o turnazioni". 

"Da quando ci hanno detto di restare a casa non siamo più entrati nei lidi. Sicuramente quelle mini gabbie in plexiglass che ho visto sono inconcepibili - sottolinea Petrini - Prima di tutto, in termini pratici, sono di difficile realizzazione perché volerebbero via con il libeccio, poi la salsedine le sporcherebbe ogni giorno. In più, con il caldo, diventerebbero delle serra neanche tanto a cielo aperto. Servono delle regole certe e ferree, è difficile però immaginare un'estate con bagnanti con costume e mascherina. Chi vuole abbronzarsi con il segno in faccia?". E poi c'è la questione del bagno al mare? In acqua come verranno garantite le distanze di sicurezza? Per farlo saranno vietati i bagni?

L'ipotesi non viene scartata. Di certo, però, i balneari scartano l'idea dei box in plexiglass e caldeggiano quella degli steward-controllori. Poi sarà fondamentale la collaborazione della clientela.

Su questo sia Defonte che Petrini la pensano allo stesso modo: "Serve il buon senso, entrare di nascosto a gruppi in cabina oppure stare appiccicati in spiaggia non sarà consentito". I balneari hanno voglia di ripartire e tornare alla normalità "anche per i tanti lavoratori che gravitano nel mondo delle spiagge ma la salute deve essere garantita".  

Ma sul litorale romano non ci sono solamente gli stabilimenti, ma anche tanti metri di spiaggia libera. Il X Municipio, chiamato a garantire la supervisione e la gestione dell'arenile libero, non nasconde le preoccupazione e sollecita il Governo: "Serve una linea guida nazionale, non regionale. Non è possibile pensare che i comuni possano essere liberi di decidere in autonomia. Cosa facciamo se Fiumicino, per esempio, concedesse l'opportunità di andare al mare liberamente e invece noi, ad Ostia, decidessimo di chiudere le spiagge libere? Oppure viceversa. Ci potrebbe essere il rischio di un esodo e vanificare tutti gli sforzi fatti. Non solo, chi sarà poi il controllore di quegli spazi? I vigili, l'Esercito? Ci sono troppe questioni delicate ancora in sospeso. Il Governo deve prendere in mano la questione e dettare linee guida comuni per tutta l'Italia", spiega la presidente del X Municipio Giuliana Di Pillo a RomaToday.

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