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Martedì, 19 Marzo 2024
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Ostia, ordine di demolizione per il Capitol: 250 posti di lavoro a rischio

Il X Municipio è irremovibile e ordina: "Sono da rimuovere o demolire le opere edilizie abusivamente realizzate". La Sil Campeggi ricorrerà al Tar e cita la documentazione in possesso

Nuovi guai per il Camping Capitol di Castel Porziano. Una vicenda che nasce da lontano e che, negli ultimi giorni, si è arrichita di nuovi, intricati, particolari. Per il X Municipio, sembrerebbe infatti, che la costruzione sia "abusiva" e che quindi deve essere demolita entro i prossimi 90 giorni pena l'acquisizione a bene del Comune di Roma. Ad oggi 250 posti di lavoro sono a rischio.

Lo scorso 25 giugno, infatti, la Sil Campeggi S.r.l., società che gestisce il Camping, ha ricevuto la "notifica di demolizione" firmata dal direttore del X Municipio, Cinzia Esposito. Lo scorso marzo gli agenti del X Gruppo Mare di Ostia, del Corpo Forestale dello Stato e del personale dell'Ufficio Tecnico del X Municipio effettuarono un blitz nella struttura turistica, in via di realizzazione, che prevede 5000 posti letto in 26 ettari di parte della pineta di Castel Fusano nella zona di Ostia Antica. 

La Sil Campeggi, tuttavia, non ci sta e ricorrerà al Tar del Lazio. "E' tutto in regola. La autorizzazioni sono state rilasciate dopo la conferenza dei servizi alla quale sempre il X Municipio ha partecipato rilasciando le approvazioni richieste", spiegano della società tirando fuori le carte. Sulla determina di obbligo a demolire si giustifica l'atto per "l'assenza del titolo abilitativo: permesso di costruire".  

Secondo il protocollo del 27 gennaio 2003 e del 16 aprile 2003 la società è stata autorizzata a "bonificare e rinaturalizzare il luogo, previa demolizione delle preesistenze e presentazione del progetto definitivo di ricostruzione in altro sito delle sole volumetrie già presenti". La Sil Campeggi sottolinea anche che secondo la determinazione dirigenziale del Dipartimento Turismo "l'incremento di cubature illustrato nel progetto definitivo di riqualificazione del campeggio Capitol rispetto alle originarie quantità edilizie esistenti è stato ascritto, essenzialmente, alla realizzazione di nuovi servizi igienici dovuti, in forza di legge regionale, all'incremento dell'utenza previsto dal medesimo progetto posto a base dell'autorizzazione del 30 novembre 2005".

Le norme del nuovo Piano Regolatore Generale, infatti, prevedono che "nelle zone destinate a trutture di campeggio, l'incremento delle cubature derivanti dall'integrazione, in forza di legge, di servizi igienici non interferiscono con gli indici urbanistici". 

Ostia: ecco il Camping Capitol

E poi c'è la questione ambientale relativa all'abbattimento dei pini. Ad inizio giugno la gestione della Riserva Naturale Statale del Litorale Romano dopo i presunti gravi abusi denunciati da Angelo Bonelli, leader dei Verdi, è stata commissariata. Il territorio è stato affidato al Corpo Forestale dello Stato e anche in questo caso l'attenzione si è accentrata sul Capitol. 

La società si difende e cita documenti già esistenti: "La Regione Lazio ha espresso giudizio di compatibilità ambientale positivo, sotto condizioni, sul progetto definitivo di riqualificazione del campeggio Capitol e sullo Studio di Impatto Ambientale, entrambi depositati dalla S.I.L. Campeggi". 

Inoltre secondo il documento del 5 maggio 2006 emesso da parte dell'Unità organizzativa per la tutela e gestione delle Aree Vaste e Biodiversità del Ministero delle Politiche Agricole e Forestali si legge che "a causa della mancanza di interventi colturali lo stato vegetativo delle piante risulta essere mediocre. Ci sono alberi caratterizzati da difetti strutturali da costituire pericolo per la pubblica incolumità e c'è il rischio di incendi boschivi".

L'intervento di diradamento è stato definito "necessario e indifferibile sia per migliorare la struttura e le condizioni vegetative del bosco che per garantire una maggiore fruibilità dell'intera area", sottolineano della Sil Campeggi. Il Corpo Forestale avrebbe consentito l'abbattimento del 23% delle piante (ovvero 590 su 2600) mentre ne sono stati rimossi 81 perché pericolanti o morti. Gli stessi che sono stati poi sostituiti. Insomma la battaglia, legale, continua. 
 

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