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Autismo, presidente Anffas Ostia: "Più corsi per avviare ragazzi al lavoro"

Ilde Plateroti presidente di Anffas Ostia Onlus a RomaToday: "Regione Lazio e Asl ci sono state molto accanto. Hanno lottato insieme a noi per trovare i fondi necessari per salvare il progetto sull'autismo"

Solitari e il più delle volte geniali. Ce le immaginiamo così le persone autistiche. Un quadro influenzato dal celebre ‘Rain Man’, il film capolavoro del 1998 con Tom Cruise e Dustin Hoffman. Ma qual è realmente la situazione di questi ragazzi e delle loro famiglie. Roma Today, in occasione della giornata mondiale della consapevolezza sull’autismo, lo ha chiesto a Ilde Plateroti presidente di Anffas Ostia Onlus che ormai dal 2007 porta avanti un progetto sull’autismo tra i più avanzati d’Italia e corsi di formazione professionale e piani di formazione di inserimento lavorativo per ragazzi con sindrome dello spettro autistico.

Presidente, qual è la situazione dei ragazzi con sindrome autistica?

Difficile. ‘Rain Man’ è un film e come tale va preso. La realtà è molto diversa. Il problema è che oggi si fa un gran parlare di autismo ma difficilmente qualcuno prova a chiedere a una famiglia quali sono le difficoltà che vive quotidianamente e le battaglie da combattere. Va dato merito a RomaToday di aver fatto questa scelta.

Qual è l’incidenza dell’autismo in Italia?

Purtroppo non c’è un registro di ragazzi affetti da autismo e questo rende difficile avere numeri aggiornati. I casi sono comunque aumentati. Grazie al miglioramento delle tecniche e delle metodologie di diagnosi, sempre più precoci, oggi si riscontra un incremento numerico almeno 10 volte superiore rispetto a 20 o 30 anni fa. Il Comune di Roma non fa eccezione. I report che ci arrivano annualmente dalle scuole testimoniano proprio questo. Gli sportelli sull’autismo e i vari protocolli che abbiamo siglato con molti istituti della Capitale, dimostrano che questi dati sono in linea con quelli nazionali e mondiali. Quindi è normale che l’autismo sia sulla bocca di tutti.

Quali sono i problemi che vivono le famiglie?

Tanti, troppi. I genitori che hanno figli con disabilità, non solo autistici, troppo spesso diventano reclusi in casa: finiscono cene al ristorante, serate con gli amici, vacanze, domeniche. Ogni giorno è uguale all’altro. I progetti, come quello che Anffas Ostia porta avanti dal 2007 con l’Asl Roma 3 e la Regione Lazio, sono fondamentali perché intervengono su bambini anche piccolissimi per fare in modo che abbiano una vita il più possibile normale e autonoma.

Cosa succede quando i ragazzi crescono?

La maggiore età che diventa un vero e proprio passaggio alla ‘clandestinità'. In Italia la sindrome autistica non è considerata una malattia mentale ma ‘solo' una disabilità. C’è un vuoto normativo da colmare. Fino ai 18 anni il Tsmree delle varie Asl (Tutela Salute Mentale e Riabilitazione in Età Evolutiva) garantisce, anche grazie ad associazioni come la nostra, percorsi educativo-riabilitativi che aiutano i ragazzi a sviluppare la maggiore autonomia possibile e una vita quanto più possibile ‘normale’. Con il passaggio alla maggiore età iniziano i problemi. I ragazzi non hanno più l'età e questo mette a rischio tutto il percorso fatto per esempio con progetti come quello di Anffas Ostia. Così i ragazzi perdono quasi completamente l'autonomia acquisita.

Cosa si può fare?

Come associazione abbiamo messo in campo progetti autofinanziati per far sì che i ragazzi meno gravi possano sviluppare percorsi di inserimento lavorativo. Abbiamo avviato dei corsi di formazione professionale e un’agenzia per l’inserimento lavorativo. In un anno siamo riusciti a formare 8 ragazzi con disabilità intellettive varie e ad aprile alcuni di loro saranno inseriti in un hotel di Roma come barman e steward di sala. Il lavoro però è ancora lungo.

Spesso si sentono ancora di ragazzi autistici “reclusi” in aule sostegno. È vero? Qual è la situazione?

Scuole e insegnanti, non per colpa loro, hanno ancora molte difficoltà a gestire ragazzi con disabilità intellettiva, soprattutto autistici. Per questo abbiamo siglato con diversi istituti della Capitale dei protocolli d’intesa per formare il personale docente e affiancare loro degli educatori specializzati. Questo per fare in modo che i ragazzi possano seguire le lezioni in classe con i loro compagni, senza essere isolati, e senza mettere a repentaglio le lezioni. L’autismo è una patologia complessa e come tale va affrontata.

Cosa devono fare le istituzioni?

La Regione Lazio e l’Asl ci sono state molto accanto. Hanno lottato insieme a noi per trovare i fondi necessari per salvare il progetto sull’autismo e renderlo a tempo indeterminato e tagliare le liste d’attesa. È stato fatto un grande passo in avanti.


 

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